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AUGH


4 novembre 2009







Occhio Stanco seguiva col suo cavallo, un mustang un tempo selvaggio ma da lui sapientemente domato e adesso cavalcato a fil di pelo, la lunga strada ferrata che da Tucson portava ad Abilene. Tutt'attorno la vasta, polverosa prateria sovrastata da un immenso cielo azzurro. La ferrovia aveva da poco invaso il territorio indiano e giustamente gli uomini liberi delle tribù cercavano di ribellarsi a questo sopruso, rifiutandosi di viaggiare a pagamento sui cavalli d'acciaio... che peraltro inquinavano l'ambiente con vapore, fumo e polvere di carbone. Com'erano lontani i bei tempi in cui l'uomo, per spostarsi, poteva contare solo sul proprio fido destriero. E com'era bello sottrarre un fido destriero dal recinto delle forze confederate per domarlo e per assoggettarlo, libero e selvaggio comunque, al volere libero e selvaggio dell'uomo libero e selvaggio. Insomma, Occhio Stanco ricordava ancora la notte che il suo fido Nuvola Passeggera, cavallo rosso un tempo veloce corridore delle praterie, faceva parte di un gruppo di cavalli del governo e lui, insieme a Cervicale Incriccata, Ginocchio Pazzo, Piloro Brontolante e Mira Fallace, lo avevano rubato per portarlo dal grande capo LeynonsakysonoYo. Che notte drammatica, fu quella!: I cinque giovani pellerossa penetrarono silenziosamente nottetempo nel campo dei visi pallidi e Occhio di Falco, cioè Occhio Stanco da giovane, e gli altri quattro sciolsero le briglie di quella magnifica bestia. Ma purtroppo il pingue Piloro Brontolante era partito per la missione senza avere mangiato abbastanza e il suo stomaco emise, proprio nel momento meno opportuno, un rumore che venne avvertito dalla guardia del campo dei militari, svegliandolo di soprassalto. La guardia sparò un colpo di fucile che colpì al ginocchio quello che allora si chiamava Corre i Cento in Sette Secondi; Cervicale Incriccata non potè girare la testa dalla parte della guardia per via del suo cronico torcicollo e venne raggiunto da una palla del Winchester del viso pallido; Mira Fallace, attentissimo, fu pronto a rispondere al fuoco della guardia con una raffica di frecce che mancarono, inaspettatamente, di colpirlo e si inficcarono in tutti i pali del campo; Occhio di Falco, facendosi scudo di Corre i Cento ferito e zoppicante, riuscì a balzare sul cavallo e a fuggire.

Il mattino al campo, Occhio di Falco mostrò la sua preda al capo Leynonsakysonoyo che valutò il cavallo per un fulvo malaticcio e probabilmente sofferente di febbre da fieno. La sera arrivò al campo, sanguinante, Corre i Cento che fu subito curato dallo stregone con una fasciatura e un impacco di piante medicinali e con un infuso di erbe che gli annebbiarono per sempre la mente. Gli altri non fecero più ritorno e così Occhi di Falco potè tenersi il cavallo ed educarlo come desiderava. I due invecchiarono insieme dividendo cibo e giaciglio e naturalmente instaurando una profonda amicizia.

Il vecchio guerriero ricordava i bei tempi della giovinezza e seguiva la strada ferrata, quando a un certo momento si sentì stanco ed ebbe il desiderio di tornare al campo. Ma il suo fido fulvo destriero ansimava e dava i segni inequivocabili di una prossima morte per asma, e per questo motivo Occhio Stanco, già Occhio di Falco, provò pietà per lui e provò a desiderare un passaggio sul treno che sarebbe passato da quelle parti intorno a mezzogiorno. Così smontò e, messosi di fronte al suo vecchio compagno di scorribande, pronunciò una vecchia preghiera di commiato. Poi estrasse il vecchio fucile e sparò un colpo al vecchio cavallo. Il fucile emise un "puff" e la pallottola colpì l'animale all'orecchio sinstro, ma fu sufficiente per sopprimerlo dolcemente. Occhio Stanco salutò il suo vecchio amico e continuò il suo cammino ai bordi della strada ferrata. Di lì a pochi chilometri avrebbe raggiunto la stazioncina di Green River. Però il sole era già alto e Occhio Stanco pensò che avrebbe forse dovuto affrettarsi un pochino. Certo, poteva sempre contare sui famosi ritardi delle ferrovie americane... ma volle sapere esattamente quanto tempo mancava all'arrivo del treno e, esattamente come facevano tutti gli indiani, pensò di posare l'orecchio sulla rotaia. Ascoltando attentamente avrebbe sentito le vibrazioni del convoglio e avrebbe valutato il tempo esatto del suo arrivo, consentendogli di decidere se affrettare il cammino o se gli conveniva, piuttosto, rimanere sul posto per saltare sul predellino dell'ultima carrozza, come aveva già fatto in altre occasioni contingenti.

Occhio Stanco si portò vicino al binario, si inginocchiò e poggiò l'orecchio alla rotaia sinistra, in direzione Tucson. Sentì chiaramente la distinta vibrazione del treno in arrivo, ma volle cercare di valutarne l'intensità per essere preciso nella previsione.

Il macchinista della Western General Railroad suonò ripetutamente la sirena della sua macchina, poi diede pressione ai freni e fece inchiodare le ruote. Nulla da fare, il vecchio indiano era stato troppo veloce e scemo nell'inginoccharsi sulla rotaia, dando le spalle alla direzione dell'arrivo del treno. Doveva essere orbo e sordo, e di lì a pochi istanti, fermato il piccolo convoglio che viaggiava in perfetto orario e sarebbe arrivato a Tucson esattamente a mezzogiorno, il poliziotto in servizio stabilì che il povero vecchio pellerossa era in pessime condizioni fisiche già prima dell'incidente. Il macchinista aveva visto il vecchio indiano quasi un chilometro prima e aveva fatto tutto il possibile per avvertirlo del pericolo. I passeggeri furono leggermente infastiditi dal ritardo di mezz'ora con cui il treno arrivò a Tucson.

Questa storia non fu valutata abbastanza appassionante da John Ford.






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